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31 Gennaio 2025
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Rischio fiscale e cooperative compliance: chi certifica il controllo?

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I professionisti autorizzati a rilasciare l’attestazione per il controllo del rischio fiscale (cooperative compliance) devono essere avvocati o commercialisti iscritti al rispettivo albo professionale da almeno cinque anni e possedere specifiche competenze nel settore.

Il decreto del 12 novembre 2024, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 2 del 3 gennaio 2025, stabilisce i compiti, gli obblighi e i requisiti dei professionisti che possono certificare il tax control framework. Questo sistema consente di identificare, misurare, gestire e controllare il rischio fiscale, requisito essenziale per accedere al regime di adempimento collaborativo introdotto dal Dlgs n. 128/2015. Per aderire, i contribuenti devono dimostrare di possedere un sistema efficace di gestione e controllo dei rischi fiscali.

Chi può certificare il sistema di controllo del rischio fiscale?

La certificazione del sistema di controllo fiscale è riservata ai professionisti iscritti in elenchi specifici gestiti dal Consiglio nazionale forense e dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, che disciplineranno i criteri di iscrizione attraverso appositi regolamenti. Solo gli iscritti da più di cinque anni all’albo professionale e in possesso dei requisiti di onorabilità e competenza potranno farne parte.

Requisiti di onorabilità e professionalità

Secondo l’articolo 2 del decreto, per essere considerati “onorabili”, i professionisti:

  • Non devono aver riportato condanne definitive per determinati reati previsti dal Dlgs n. 36/2023.
  • Non devono rientrare nei casi di esclusione disciplinati dallo stesso decreto.
  • Non devono trovarsi in condizioni di interdizione dagli incarichi societari previste dal codice civile.

Inoltre, per soddisfare il requisito di professionalità, i certificatori devono dimostrare competenze in:

  • Sistemi di controllo interno e gestione dei rischi.
  • Principi contabili applicati dal soggetto certificato.
  • Diritto tributario.

La perdita di tali requisiti comporta la cancellazione dall’elenco dei certificatori.

Indipendenza del certificatore

Il certificatore deve mantenere indipendenza rispetto all’impresa che gli affida l’incarico, evitando qualsiasi conflitto di interessi. In particolare, non può:

  • Ricoprire ruoli negli organi amministrativi o di controllo dell’azienda richiedente.
  • Avere legami di parentela fino al quarto grado con gli amministratori o sindaci della società.
  • Essere stato dipendente o collaboratore dell’azienda nei due anni precedenti.
  • Possedere strumenti finanziari dell’azienda certificata o di società collegate.
  • Essere coinvolto nel processo decisionale dell’azienda.

L’incarico può essere rinnovato per un massimo di tre volte consecutive, con un’interruzione di sei anni prima di un nuovo conferimento.

Compiti del certificatore

Prima di accettare l’incarico, il professionista deve documentare il possesso dei requisiti richiesti. In base all’articolo 6, la certificazione prevede:

  • Identificazione dei processi di controllo chiave.
  • Verifica della conformità del sistema alle linee guida sulla gestione del rischio fiscale.
  • Test di verifica dell’efficacia operativa del sistema.

Contenuto della certificazione

Al termine del processo, il certificatore rilascia un documento ufficiale che attesta:

  • Il possesso dei requisiti di onorabilità e indipendenza.
  • La qualificazione professionale, verificata dall’ordine di appartenenza.
  • La conformità della certificazione alle linee guida stabilite dall’Agenzia delle Entrate.
  • L’adeguatezza del sistema rispetto ai criteri del Dlgs n. 128/2015.
  • Eventuali carenze riscontrate e le azioni correttive necessarie.
  • La sottoscrizione ufficiale del certificatore.

La certificazione ha validità triennale, ma deve essere aggiornata in caso di modifiche organizzative significative del sistema di gestione del rischio fiscale.

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