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Principi Contabili
Scritto da: Misterfisco

Composizione e schemi del bilancio di esercizio di imprese mercantili industriali e di servizi Schema di rendiconto finanziario | Il rendiconto finanziario in termini di liquidità

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Tale forma di rendiconto finanziario può essere predisposto secondo due impostazioni.

La prima, che può essere definita tradizionale, pone l’enfasi sull’esposizione delle variazioni nella situazione patrimoniale e finanziaria in termini di liquidità.

La seconda impostazione, che rappresenta l’evoluzione tecnica della prima, invece, pur utilizzando le variazioni nella situazione patrimoniale e finanziaria come strumento di redazione, pone l’enfasi sui flussi di liquidità derivanti da tali variazioni.

Al rendiconto finanziario in termini di liquidità, ed in particolare a quello in termini di flussi di disponibilità liquide, viene oggi attribuita una crescente capacità segnaletica della situazione finanziaria rispetto al rendiconto finanziario in termini di capitale circolante, il quale continua comunque a conservare la sua validità tecnica. Vengono qui di seguito analizzate le due impostazioni con particolare attenzione alla seconda per la sua novità nel contesto italiano.

RENDICONTO FINANZIARIO CHE ESPONE LE VARIAZIONI NELLA SITUAZIONE PATRIMONIALE E FINANZIARIA IN TERMINI DI LIQUIDITA’

Tale rendiconto finanziario si compone di due parti. La prima che espone le variazioni subite durante l’esercizio dalla situazione patrimoniale-finanziaria connesse con movimenti nelle liquidità come precedentemente identificate; la seconda che mostra tutte quelle altre variazioni che non sono connesse a movimenti finanziari, esclusi i trasferimenti tra conti del patrimonio netto che sono esposti nel relativo prospetto. Pertanto, il rendiconto finanziario in termini di variazioni di liquidità riassume i movimenti finanziari dell’esercizio. Le variazioni nei crediti, nelle giacenze di magazzino e nei debiti costituiscono fonti ed impieghi di liquidità. Il flusso di liquidità generato dalla gestione reddituale viene determinato aggiungendo algebricamente all’utile (perdita) netto dell’esercizio tutte le poste che nell’esercizio non hanno richiesto esborso ovvero non hanno originato liquidità. Ad esempio, si aggiunge all’utile netto l’ammortamento dell’esercizio, l’aumento dei debiti verso fomitori, l’aumento dei ratei passivi, la diminuzione dei crediti e del magazzino ecc. e si sottrae l’aumento dei crediti, delle giacenze di magazzino, ecc.

Tali aumenti e diminuzioni rappresentano gli scostamenti rispetto ai saldi dell’esercizio precedente.

Le ragioni per cui si aggiungono o si sottraggono alcune poste dall’utile netto sono qui di seguito riportate a titolo esemplificativo. Tali poste hanno lo scopo di modificare i componenti positivi e negativi di reddito in incassi e pagamenti (cioè in variazioni di liquidità).

· L’aumento dei crediti va sottratto dall’utile netto in quanto tale aumento rappresenta il minore ammontare incassato dai clienti rispetto ai ricavi di competenza dell’esercizio ed accreditati al conto economico.

– La diminuzione dei crediti va aggiunta all’utile netto in quanto essa rappresenta il maggior ammontare dei crediti incassati rispetto ai ricavi di competenza dell’esercizio ed accreditati al conto economico.

· L’aumento dei ratei passivi va aggiunto all’utile netto in quanto tale aumento rappresenta il maggior ammontare delle spese non ancora pagate tramite liquidità rispetto alle spese addebitate a conto economico.

– L’incremento (decremento) delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci va sottratto (sommato) all’utile netto poichè nel calcolo dell’utile si sono considerati i costi della produzione, che comprendono oltre agli acquisti anche la variazione delle rimanenze, mentre per le variazioni di liquidità hanno rilievo solo gli acquisti. A titolo esemplificativo, nel caso di aumento delle rimanenze di merci, detto aumento va sottratto dall’utile netto in quanto gli acquisti effettuati durante l’esercizio sono stati superiori alle merci vendute nell’esercizio stesso per un ammontare pari alla differenza tra magazzino finale (superiore) e magazzino iniziale (inferiore). Sottraendo dall’utile netto l’aumento di magazzino si riflette nel conto economico l’ammontare dei soli acquisti effettuati nell’esercizio.

Se tali acquisti non sono stati interamente pagati, l’ammontare degli acquisti effettuati nell’esercizio deve essere ulteriormente rettificato per determinare solo l’ammontare dei medesimi pagati nell’esercizio stesso. Tale rettifica avviene aumentando o diminuendo l’utile netto rispettivamente dell’aumento o della diminuzione dei debiti verso fornitori, di cui si dirà successivamente. L’aumento o la diminuzione del magazzino e dei debiti verso fornitori hanno un effetto complementare sulla liquidità.

Parimenti, nel caso di diminuzione delle rimanenze di merci detta diminuzione va aggiunta all’utile netto in quanto gli acquisti effettuati durante l’esercizio sono stati inferiori alla merce venduta nell’esercizio per un ammontare pari alla differenza tra magazzino iniziale (superiore) e magazzino finale (inferiore). Aggiungendo all’utile netto la diminuzione di magazzino si riflette nel conto economico l’ammontare dei soli acquisti effettuati nell’esercizio. Se tali acquisti non sono stati interamente pagati si rende necessario rettificare l’ammontare ottenuto per determinare l’ammontare già pagato nell’esercizio stesso. Valgono a tale riguardo i commenti già indicati per l’aumento delle rimanenze.

– L’incremento (decremento) dei debiti verso fornitori va sommato (sottratto) all’utile netto in quanto rappresenta una parte di costi della produzione non ancora pagata (una parte di costi della produzione pagata in più rispetto ai costi di competenza). In altri termini, per esempio, nel caso di aumento dei debiti verso fornitori aggiungendo all’utile netto tale aumento si rettificano gli acquisti per riflettere solo quelli pagati nell’esercizio. Le variazioni nei debiti e nei crediti per l’acquisizione o la vendita di attivo immobilizzato (ad esempio immobilizzazioni tecniche e partecipazioni) devono essere esposte nel rendiconto finanziario separatamente dalle variazioni connesse con la gestione reddituale. Nel caso in cui debiti a breve vengano assunti per l’acquisizione di attivo immobilizzato, per ragioni di intelligibilità si rende necessario esporre separatamente nel rendiconto finanziario i debiti pagabili entro l’anno da quelli pagabili oltre l’anno.

Per un’esemplificazione di tale forma di rendiconto finanziario si veda l’Allegato II.

RENDICONTO FINANZIARIO CHE ESPONE FLUSSI DI LIQUIDITA’ [1]

Tale rendiconto ha lo scopo di riassumere i flussi di liquidità avvenuti durante l’esercizio. L’obiettivo , dunque, quello è di rappresentare in modo organico e analitico tali flussi al fine di consentire la comprensione e la valutazione della situazione finanziaria dell’impresa (p.e. capacità di affrontare gli impegni finanziari a breve, capacità di autofinanziamento, effetti sulla posizione finanziaria degli investimenti effettuati, ecc.).

Per raggiungere tali finalità il rendiconto che espone flussi di liquidità classifica tali flussi in relazione alla tipologia o alla natura dell’operazione che li ha generati. Il documento , in pratica, suddiviso in tre sezioni relative alle operazioni d’investimento, alle operazioni di finanziamento e a quelle di gestione reddituale. Le operazioni d’investimento comprendono gli acquisti o le vendite di immobilizzazioni tecniche, finanziarie e immateriali. In via esemplificativa i flussi relativi alle predette operazioni che vanno esposti separatamente, sono i flussi negativi o positivi derivanti da:

– acquisti o vendite di fabbricati, impianti, attrezzature o altre immobilizzazioni tecniche;

– acquisti o vendite di beni immateriali, quali brevetti;

– acquisizioni o cessioni di partecipazioni in imprese controllate e collegate;

– acquisizioni o cessioni di altre partecipazioni;

– acquisizioni o cessioni di altri titoli, inclusi titoli di Stato e obbligazioni;

– erogazione di prestiti o rimborso degli stessi.

Le operazioni di finanziamento comprendono l’ottenimento o la restituzione di risorse finanziarie sottoforma di capitale di rischio o di debito. In via esemplificativa i flussi relativi alle operazioni di finanziamento sono i flussi positivi o negativi derivanti da:

· emissione di azioni o di quote rappresentative del capitale di rischio, pagamento dei dividendi o rimborso del capitale (anche sottoforma di acquisto di azioni proprie);

· emissione o rimborso di prestiti obbligazionari, accensione o restituzione di mutui;

– incremento o decremento di altri debiti, anche a breve o medio termine, aventi natura finanziaria. Le operazioni di gestione reddituale sono quelle non ricomprese nelle due categorie precedenti pur essendo presentate nella prima sezione del corpo del documento. Esse riguardano la principale attività gestionale e pertanto sono costituite generalmente dalle operazioni relative alla produzione e distribuzione di beni e alla fornitura di servizi. In via esemplificativa i flussi generati o assorbiti dalle operazioni di gestione reddituale sono:

– incassi derivanti dalla vendita di prodotti o alla prestazione di servizi;

– incassi di royalties, provvigioni, rimborsi assicurativi;

– pagamenti per l’acquisto di materia prima, semilavorati, merci e altri fattori produttivi;

– pagamenti ai dipendenti;

– pagamenti e rimborsi di imposte [2];

– altri flussi positivi o negativi derivanti da operazioni diverse da quelle di investimento o finanziamento.

Interessi e dividendi [3]

Data la natura delle operazioni da cui scaturiscono, gli interessi ed i dividendi pagati possono essere considerati flussi derivanti da operazioni di finanziamento e gli interessi e i dividendi ricevuti possono essere considerati flussi derivanti da operazioni di investimento.

Alternativamente, tutti questi flussi possono essere considerati flussi derivanti dalla gestione reddituale, in quanto rientrano nella determinazione del reddito di esercizio.

In ogni caso ciascuno di tali flussi deve essere esposto separatamente nell’ambito della categoria scelta e tale classificazione deve essere mantenuta costante nel tempo. In altri termini non può essere esposto un unico ammontare per dividendi e interessi.

Determinazione dei flussi di liquidità derivanti dalla gestione reddituale

I flussi di liquidit derivanti dalla gestione reddituale si determinano con il metodo indiretto [4], cioè rettificando l’utile (perdita) netto di esercizio per tenere conto di: – quelle operazioni che hanno determinato differimenti nelle variazioni di liquidità (p.e. aumenti di crediti, debiti, del magazzino, ecc.). Per effettuare tale processo di rettifica si usa la stessa tecnica indicata per il rendiconto finanziario che espone le variazioni nella situazione patrimoniale e finanziaria in termini di liquidità; – quelle operazioni i cui effetti devono essere ricompresi tra i flussi connessi ad operazioni d’investimento o finanziamento (p.e. plusvalenze o minusvalenze su cespiti ceduti).

Le operazioni di investimento o di finanziamento che non danno luogo a movimenti finanziari devono essere riportate in forma tabellare in calce al rendiconto finanziario.

Sommario Principi contabili

Fonte: Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti

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