Trattamento contabile alternativo consentito
20. Il trattamento contabile di riferimento per le differenze di cambio trattate nel paragrafo 21 è esposto nel paragrafo 15.
21. Differenze di cambio possono sorgere da drastiche svalutazioni o deprezzamenti di una valuta per la quale non esistono mezzi pratici di copertura e che influiscono su passività che non possono essere estinte e che sorgono direttamente dall’acquisizione recente di un bene fatturato in valuta estera. Tali differenze di cambio devono essere incluse nel valore contabile del bene relativo, posto che il valore contabile rettificato non ecceda il minore tra il costo di sostituzione e il valore recuperabile dalla vendita o dall’uso del bene.[4]
22. Le differenze di cambio non possono essere incluse nel valore contabile di un bene quando l’impresa è in grado di estinguere o di coprire la passività in valuta estera che sorge con l’acquisto del bene. Tuttavia, le perdite di cambio sono parte dei costi direttamente attribuibili al bene quando la passività non può essere estinta e non ci sono mezzi pratici di copertura del rischio come avviene quando, in conseguenza di normative valutarie, c’è un ritardo nell’ottenimento di valuta estera. Perciò, con il trattamento contabile alternativo consentito, il costo di un bene fatturato in valuta estera è considerato come l’ammontare di moneta di conto che l’impresa, in definitiva, deve pagare per estinguere la passività che deriva direttamente dall’acquisto recente del bene.
[4] Si veda anche l’Interpretazione SIC-11: Valute estere – Capitalizzazione delle perdite derivanti da drastiche svalutazioni della valuta.
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