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Saggi
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10 Maggio 2024
4 Minuti di lettura

Buoni pasto ai dipendenti come strumento di welfare aziendale

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I buoni pasto o ticket restaurant sono uno strumento con il quale i datori di lavoro forniscono il vitto ai propri dipendenti, quando ciò rappresenta un obbligo imposto dal contratto collettivo nazionale applicato o da accordi sindacali, in alternativa alla mensa, interna o tramite accordi con ristoranti e bar, e all’indennità sostitutiva.

Infatti la Circolare Ministero delle Finanze n. 326/E del 23/12/97, stabilisce che il datore di lavoro può scegliere, a propria discrezione, e in base alle proprie esigenze, la modalità di fornitura del pasto ai propri dipendenti.

Tuttavia il datore di lavoro può anche liberamente decidere di erogare, pur non essendone obbligato, i buoni pasto o ticket restaurant a tutti i propri dipendenti o a categorie omogenee degli stessi, come strumento di welfare aziendale.

Prima di analizzare i vantaggi di questo strumento occorre definire cosa sono i buoni pasto e il loro funzionamento.

L’art. 2 dell’allegato II.17 del Decreto Legislativo. n. 36 del 2023 (che riproduce la disciplina,  in materia di regolamentazione dei servizi sostitutivi di mensa tramite ticket restaurant, precedentemente contenuta nell’abrogato Decreto Ministeriale 7 giugno 2017, n. 122), definisce il buono pasto come un “documento di legittimazione che attribuisce, al titolare, ai sensi dell’art. 2002 del Codice Civile, il diritto ad ottenere il servizio sostitutivo di mensa per un importo pari al valore facciale del buono”

Si tratta dunque di documenti di pagamento, sostitutivi del denaro, che danno al possessore il diritto di ottenere, in esercizi convenzionati con la società che ha emesso il buono, la somministrazione di alimenti e bevande e/o la cessione di generi alimentari per un importo corrispondente al valore del buono stesso.

I buoni pasto o ticket restaurant possono essere cartacei o elettronici.

  • buoni pasto cartacei
    sono dei voucher o buoni di acquisto contenuti di un blocchetto di ticket dal quale vengono staccati, firmati dall’intestatario al momento dell’utilizzo e consegnati negli esercizi convenzionati, in sostituzione del denaro, per l’acquisto di pasti o di prodotti alimentari
  • buoni pasto elettronici
    sono una sorta di carta prepagata, ricaricata periodicamente dal datore di lavoro dell’importo spettante al singolo lavoratore, il quale, al momento dell’utilizzo, potrà strisciare fisicamente la tessera nel POS dell’esercente, alla stregua delle carte di debito e di credito, anche se generalmente non necessitano di digitare un codice PIN; oppure tramite APP dell’azienda erogatrice dei buoni pasto, semplicemente mostrando al negoziante il relativo codice a barre o numerico dal proprio smartphone.

I buoni pasto sono spendibili presso esercizi convenzionati che svolgono attività di somministrazione di pasti pronti (come bar, ristoranti, tavole calde, gastronomie, rosticcerie, ecc.) e pubblici esercizi convenzionati autorizzati alla vendita di prodotti alimentari (come supermercati, spacci alimentari, mercati, agriturismi…).
Inoltre i ticket restaurant in forma elettronica possono essere utilizzati anche per gli acquisti on line presso siti e-commerce per la spesa alimentare o per i servizi di take away o delivery.

L’art. 4, dell’allegato II.17 del d.lgs. n. 36 del 2023 definisce le caratteristiche dei buoni pasto, prevedendo che gli stessi:

  • non possano essere ceduti, commercializzati o convertiti in denaro
  • possano essere utilizzati solo dal titolate ed esclusivamente per l’intero valore facciale
  • non possano essere cumulati oltre il limite di 8 buoni per ciascun acquisto.

La scelta di erogare i buoni pasto ai propri lavoratori, anche se non obbligatori, presenta molteplici vantaggi, sia per l’azienda che per il dipendente.

Innanzitutto, come tutti i benefit offerti ai lavoratori, migliorano la soddisfazione degli stessi, i quali saranno anche più motivati e ciò porterà conseguentemente ad un aumento della produttività e ad una diminuzione del turnover.

La presenza di una varietà di locali e negozi convenzionati permette ai dipendenti di diversificare la propria dieta essendo liberi di scegliere dove e cosa mangiare, rendendo così la pausa pranzo più piacevole e soprattutto meglio rispondente alle specifiche esigenze del lavoratori.

Inoltre i buoni elettronici hanno anche il vantaggio di essere eco-sostenibili, pratici e immediati nel loro utilizzo da parte del lavoratore e nella loro gestione da parte dell’azienda che li eroga.

Ma non solo, i buoni pasto presentano dei vantaggi anche dal punto di vista fiscale e contributivo. Tali vantaggi derivano dal fatto che i buoni pasto sono soggetti ad una disciplina fiscale e previdenziale agevolata.
Infatti, come previsto dall’art. 51, comma 2, lett. c), del TUIR  non concorrono a formare il reddito del lavoratore fino al limite giornaliero di 4 euro per i buoni cartacei e 8 euro per quelli in formato elettronico.  Come ribadito nella Circolare INPS n. 15 del 28.01.2022, tali soglie di esenzione valgono anche e ai fini previdenziali, tenuto conto dell’unificazione delle base imponibili, prevista dal Decreto Legislativo 2 settembre 1997, n. 314.

Pertanto, se ipotizziamo che le giornate lavorative in un anno, decurtando ferie, permessi e festività e considerando una settimana lavorativa di 5 giorni, dal lunedì al venerdì, siano circa 220, il datore di lavoro può offrire ai propri lavoratori, mediante i ticket restaurant, un ulteriore reddito annuo di 880 euro, in caso di buoni pasto cartacei, o addirittura di 1.760 euro, in caso di buoni pasto elettronici, totalmente esente da IRPEF e da contributi previdenziali INPS. In questo caso si abbatte completamente il cuneo fiscale, ossia la differenza tra il costo per l’azienda e il netto percepito dal lavoratore, poiché il valore dei buoni pasto spendibili dal dipendente è esattamente uguale al costo sostenuto dal datore di lavoro per erogarli.

Questo regime di esenzione è applicabile solo se i buoni pasto sono riconosciuti alla generalità dei lavoratori o a categorie omogenee degli stessi (Circ. Min. n. 326/E/1997).
Ove la prestazione sostitutiva di mensa non riguardi almeno una categoria omogenea di dipendenti, il valore dei buoni pasto erogati deve essere interamente assoggettato a tassazione e a contribuzione, concorrendo alla formazione del reddito per il lavoratore.

Per quanto concerne la definizione di categoria di dipendenti, l’Agenzia delle Entrate ha più volte precisato, come ribadito nella circ. 57/E/2024 del 01.03.2024, che l’espressione categorie di dipendenti, utilizzata dal legislatore, non va intesa soltanto con riferimento alle categorie previste nel codice civile (dirigenti, impiegati, operai, etc.), ma a tutti i lavoratori di un certo ”tipo” o di un certo ”livello” o ”qualifica” (ad esempio tutti gli operai del turno di notte), ovvero ad un gruppo omogeneo di dipendenti, purché la loro individuazione sia sufficiente ad impedire, in senso teorico, che via siano concessioni ad personam in esenzione totale o parziale dalle imposte e contributi, e purché tale categoria di dipendenti non possa essere individuata sulla base di una distinzione non legata alla prestazione lavorativa ma a caratteristiche o condizioni personali o familiari del dipendente.

Inoltre i buoni pasto sono assimilati ad un compenso un denaro e non ad un compenso in natura, come precisato dalla Risoluzione Ministeriale 26/2010.
Pertanto il valore eccedente le soglie di non imponibilità giornaliere di 4 e 8 euro non rientra nel limite annuo di esenzione fiscale in caso di erogazione di beni e servizi in natura previsto dall’art. 51, comma 3 del TUIR.

Infine l’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la possibilità di cumulare fino a 8 buoni pasto per un singolo acquisto non rileva sotto il profilo fiscale, e non incide sui limiti di esenzione dal reddito di lavoro dipendente, che rimangono 4 o 8 euro giornalieri, indipendentemente dal numero di buoni utilizzati cumulativamente.

In conclusione, i buoni pasto o ticket restaurant sono un ottimo strumento di welfare aziendale, in grado di favorire il benessere dei lavoratori e migliorare la loro performance, nonché di consentire un totale abbattimento del cuneo fiscale, entro le soglie di esenzione giornaliere definite dalla legge, delle quali abbiamo ampiamente trattato in precedenza.

Si tratta dunque di una strategia win win, ovvero una soluzione vantaggiosa per entrambe le parti coinvolte nel rapporto di lavoro.

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